Cosa e come si mangiava in Molise agli inizi dell’800? Difficile il sostentamento soprattutto per le classi più povere. Alimentazione povera a base di carboidrati e alimenti di origine vegetale, saltuario il consumo di carne e pesce. Scarsa qualità dell’acqua e del vino.
Informazioni interessantissime ci vengono fornite dalle carte dell’inchiesta murattiana (1811-1815), la prima grande inchiesta storica sullo stato delle province del Mezzogiorno.
Acqua
L’acqua era di ottima qualità ma in molte zone non venivano prese delle misure adeguate per preservarne la purezza. Tranne in alcuni casi, in generale si denunciavano la scarsa manutenzione, l’assenza di pulizie costanti e l’assenza di mezzi di purificazione.
Pane
Il pane costituiva la base dell’alimentazione presso tutte le classi sociali, seppure, in base alle differenti disponibilità economiche, variasse notevolmente la sua qualità.
Il pane di buona qualità era quello prodotto con la farina di frumento, destinato al consumo delle persone più agiate, mentre quello destinato alle persone meno abbienti non era lievitato, era cotto poco e male ed ottenuto con poca farina di frumento o con farine di scarsa qualità. Il consumo di pane di bassa qualità provocava coliche e altri problemi di digestione.
Carne
Il consumo di carne era decisamente saltuario tra i più poveri. Tali carenze alimentari si manifestavano con debolezza e macilenza.
La situazione era pressoché uniforme in tutta la provincia anche se nel circondario di Termoli era ulteriormente aggravata dal malcostume, tra il basso popolo, di nutrirsi di carne derivante da animali morti, in quanto reperibile a costi bassissimi. Tale carne, detta “mortacina”, non poteva essere venduta a causa dei suoi effetti collaterali (febbre, diarrea, anasarca), ma il suo consumo avveniva ugualmente, complice l’assenza di controlli e di ferrei regolamenti da parte delle autorità sanitarie locali.
Pesce
Il consumo di pesce era decisamente raro. Non era alla portata di tutti: il suo prezzo era all’incirca il triplo di quello della carne. La povera gente non ne mangiava che poche volte l’anno, ad eccezione del circondario di Termoli.
Il pesce salato, con un prezzo ancora superiore, proveniva dalla Dalmazia ed il suo consumo era molto raro in tutta la provincia.
Vino
Il consumo di vino era capillarmente diffuso presso tutte le classi sociali, facilitato dalla credenza che il vino allontanasse le malattie. In generale, si consumavano vini cattivi. Molti fattori determinavano la cattiva riuscita del vino: l’inadeguatezza delle cantine; l’anticipo della vendemmia; la grande quantità d’acqua che si mescolava col mosto per “un’inetta economia dei contadini”.
Olio
Anche le conoscenze relative alla coltivazione dell’ulivo erano scarse e quindi la produzione di olio – anche se di buona qualità – era comunque insufficiente a coprire il fabbisogno della popolazione.
Brunella Muttillo