“Le Terre del Sacramento”, ultimo romanzo di Jovine pubblicato postumo nel 1950 e vincitore del premio Viareggio, ci racconta le vicende dello sperduto Contado di Molise in epoca fascista: un territorio legato a riti secolari e leggende pagane che si incontra, o meglio scontra, con il flusso della storia. Leggendo il libro e visitandone i luoghi di ambientazione potrete percepire l’antica ruvida essenza di questa regione in cui la modernità si insinua a fatica.
I fatti si svolgono a Morutri, nome immaginario per Guardialfiera, paese natale dell’autore e ruotano attorno alla gestione del feudo del Sacramento, di proprietà della famiglia Cannavale ma precedentemente espropriato alla Chiesa e per questo ritenuto maledetto e incoltivabile. Leggende spaventose si narrano in paese su quelle terre:
«Alcuni pastori che avevano tentato di raccogliere le pecore e riportarle nelle stalle, avevano visto nettamente, tra le nuvole, apparire il Santissimo, un disco luminoso e raggiante, da cui si staccavano i fulmini che piovevano sulla cappella. Venti pecore erano state carbonizzate; uno dei pastori si era trovato, svegliandosi dal sonno, nudo come un verme. Era fuggito verso Morutri, inseguito da diecine di diavoli che uscivano dai ruderi della cappella saltabeccando e sibilando nel buio».
(F. Jovine, Le Terre del Sacramento, Torino, Einaudi 1972, pp. 60-61)
Ad un certo punto della storia però, Laura, la proprietaria del feudo, promette che una parte del valore dei terreni sarà dato in concessione a chi accetterà di lavorarli; il timore dei contadini così si attenua, anche grazie all’azione persuasiva di Luca Marano, giovane intermediario tra il mondo cafone e quello nobiliare. Per la prima volta il sogno discreto di ottenere un lavoro e una proprietà, insieme ad un nuovo concetto di dignità che si fa strada tra le coscienze, prevale sulla superstiziosa paura di non poter coltivare quei terreni maledetti.
Solo alla fine del romanzo il lettore e i lavoratori comprenderanno di essere stati ingannati. Il sogno socialista verrà accantonato con il ristabilimento delle antiche gerarchie e le madri piangeranno i caduti di questa resistenza contadina secondo riti ancestrali e struggenti:
«Quando la notte divenne buia, i vecchi accesero i fuochi alle spalle dei morti. […] “Non lo vuole la terra il tuo sangue cristiano. Difendevi le terre del Sacramento. Erano nostre, nostre le terre.” […] Cantarono grande parte della notte, rimandandosi le voci, parlando tra loro con ritmo lungo, promettendo tutto il loro dolore ai morti».
(F. Jovine, cit., p. 251)
Le Terre del Sacramento è l’ultimo romanzo dello scrittore e giornalista Francesco Jovine, pubblicato postumo nel 1950 e vincitore del premio Viareggio.
Solo Jovine avrebbe potuto dipingere con tanta poesia e sincerità l’essenza del Molise, della terra in cui è nato e cresciuto. Nonostante l’autore denunci evidentemente una situazione molto arretrata, dalle sue attente descrizioni emerge l’amore per la terra natale e per le sue antiche tradizioni, ancora vive dopo un secolo di storia nonostante l’evoluzione dei contesti e delle dinamiche sociali.
Ancora oggi durante il vostro viaggio in Molise potrete udire leggende su luoghi infestati da fantasmi o strane presenze, scorgere le anziane donne vestite di nero memori di un lutto sacro ed eterno o notare il contadino che nonostante le intemperie zappa la terra dura e sassosa.
State ben sicuri che anche l’accoglienza sarà quella di una volta!
Silvia Di Menna
Guardialfiera, provincia di Campobasso (foto: R. Vaudo)