In seguito alla Grande Guerra il centro urbano di Campobasso si estese con la costruzione di molti edifici in stile Liberty, linguaggio decorativo affermatosi in tutta Europa e molto apprezzato dalla classe borghese. Lasciatevi guidare in una passeggiata alla riscoperta del Liberty nella città!
Le prime testimonianze dello stile Liberty a Campobasso risalgono al 1906 con le bellissime decorazioni che rivestono il soffitto dello scalone del Convitto Nazionale Mario Pagano (foto di apertura). Realizzate dal maestro Giuseppe Dosi su un impianto compositivo tardo ottocentesco, queste presentano fiori stilizzati dalle sembianze di elaborati arabeschi lineari.
Un altro esempio facilmente osservabile è quello di Villetta Flora in Piazza Pepe.
Il giardinetto, restaurato nel 1921, presenta lampioni, recinzioni e panchine in ferro battuto (foto a lato) in cui domina il motivo della linea curva tipico dell’Art Nouveau, conferendo nuova eleganza agli arredi urbani.
Anche il vicino Teatro Savoia conserva raffinate balaustre alle finestre e lampade sul fastigio centrale, realizzate da Giuseppe Tucci e dal padre Nicola negli anni 1926-1927. I motivi sono quelli di nastri intrecciati, tralci fioriti, spirali e ali di farfalla come nella migliore tradizione europea. La bottega Tucci, specializzata nella lavorazione del ferro e già attiva alla fine dell’Ottocento, rappresenta il fulcro dell’attività Liberty regionale di cui rimane traccia in ogni angolo di Campobasso: dalla porta d’ingresso del Villino Ciaccia, ai balconi della Villa Fusaro, su viale Elena; dal cancello per Palazzo San Giorgio, oggi sede del Municipio, a quello della Villa Comunale De Capoa, per finire con le decorazioni neo-rococò alternate alle volute decò sul fronte di Palazzo Grimaldi, in via Marconi.
Concludiamo il nostro tour in via Marconi con il palazzo costruito dall’architetto Nicola Guerriero, come sua residenza, negli anni ’20. L’architetto inventa i due balconcini arricchiti da teste femminili in plastica cementizia e fa realizzare una pensilina in metallo sostenuta da mensole che assumono la forma di tralci fioriti. Guerriero aveva previsto anche vetrate colorate e disegnate, delle quali si è persa oggi ogni traccia, mentre sopravvivono all’interno alcuni soffitti dipinti.
Silvia Di Menna
Foto di apertura: soffitto dello scalone del Convitto Nazionale Mario Pagano, Giuseppe Dosi, 1906 (di I. Di Menna)
Foto nell’articolo: Panchina in ferro battuto di Villetta Flora, 1921 (di I. Di Menna)