In alto Molise sorge un paesino famoso per i suoi meravigliosi boschi dominati dalla presenza dell’abete bianco e per la lavorazione della pietra, praticata da abili maestri scalpellini fin dal Medioevo; stiamo parlando di Pescopennataro. Scoprilo insieme a noi!
Pescopennataro è un caratteristico paesino di montagna dell’alto Molise, fondato probabilmente in epoca normanna in una posizione strategica per controllare l’intera valle del Sangro. Il centro infatti è situato a ridosso di una grande roccia (“pesculum”) che dà anche nome al paese e ancora oggi rende suggestivo il luogo.
Sicuramente la maggiore attrazione del paese è quella offerta dai numerosi percorsi escursionistici immersi nel verde più rigoglioso e caratterizzati dalla presenza di numerosi abeti bianchi; Pescopennataro vanta infatti ben due Aree S.I.C. (Siti di Interesse Comunitario), quella del Bosco della “Vallazzuna” e quella del Bosco degli “Abeti Soprani”. In prossimità di alcuni sentieri è possibile anche trovare aree attrezzate per il camping o per le scampagnate fuori porta: ricordiamo tra queste il parco Abete Bianco e la località Rio Verde.
Pescopennataro è anche conosciuto come “il paese della pietra” perché da qui provenivano moltissimi maestri scalpellini attivi in alto Molise in epoca medievale. Dal 1700 in paese venne perfino istituita una vera e propria scuola per la lavorazione della pietra e gran parte della popolazione si convertì a questa attività. Oggi tale secolare tradizione può essere ripercorsa visitando il Museo Civico della Pietra Chiara Marinelli che, oltre a presentare una ricca sezione dedicata alla Preistoria, conserva moltissimi manufatti degli artigiani pescolani. Anche la Fontana di Piazza del Popolo è una testimonianza di questo ricco periodo; venne infatti realizzata a metà del 1700 in pietra locale dal maestro scalpellino e disegnatore Nicola De Lallo.
Lasciando il centro non si può rinunciare anche ad una sosta presso l’eremo di San Luca, suggestiva cappella scavata nella roccia che secondo la leggenda fu il luogo in cui il Santo si rifugiò durante il suo viaggio verso la Palestina. Oggi ad affiancare l’eremo c’è una piccola Chiesa e un punto panoramico mozzafiato.
Silvia Di Menna