In Molise esiste un modo molto particolare di festeggiare la festa di San Giuseppe. In molti paesi si preparano grandi tavolate secondo un antico rituale.
In occasione della festa di San Giuseppe, il 19 marzo, in Molise, non si prepara una tavola a caso. C’è uno schema preciso da rispettare, che si tramanda oralmente di padre in figlio. Una tradizione, religiosa e popolare, che il Molise condivide con il resto dell’Italia centro-meridionale, seppur con variazioni sul tema.
Un pranzo speciale composto da ben 13 pietanze, che si protrae fino a pomeriggio inoltrato. La preparazione, laboriosa e meticolosa, impegna nei giorni precedenti alla festa di San Giuseppe.
Si tratta di grandi tavolate imbandite di ogni ben di dio, in cui non può mancare un quadro, una statua o un’immagine raffigurante il santo.
Quali sono le regole da seguire?
Innanzitutto il numero delle portate. Generalmente si tratta di 13 pietanze, ma in alcuni paesi può arrivare fino a 19.
Quali pietanze? Possono variare in base ai paesi e alle famiglie ma in generale si tratta di piatti ‘poveri’, a base di legumi (ceci, piselli, fagioli, cicerchie, lenticchie) e verdure (insalata, cavolfiori, broccoli) variamente cucinati in base ai gusti, ma anche di pasta (spaghetti con le acciughe, spaghetti con la mollica), baccalà, dolci (i tipici ‘calzoni di San Giuseppe’) e vino. Immancabile, infine, il pane fatto in casa.
Quanti sono gli invitati? In alcuni paesi esiste un’indicazione anche per quel che riguarda il numero di invitati. Tradizione vuole che tra gli ospiti dovranno esserci un uomo, una donna e un bambino che simboleggiano la sacra famiglia (saranno serviti per primi e non potranno mai alzarsi durante il pasto); in altri paesi invece sono previsti 12 uomini che simboleggiano gli apostoli.
Una tradizione molto interessante. Un modo davvero particolare di festeggiare la festa del papà.
Brunella Muttillo